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H.16.40/17.50 : ROSARIO,VESPRI E SANTA MESSA in collegamento con
*** Monastero San Benedetto Valledacqua - Acquasanta Terme (Ascoli Piceno)- celebra la Messa il Vescovo Sua Ecc.za Mons. Giovanni D'Ercole *** Posta qui la tua intenzione di preghiera
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Cenni Storici
L’abate di Farfa, Adamo, che divenne poi vescovo di Ascoli nel 983, trovò a Sumati una chiesa dedicata a S. Benedetto e fece edificare accanto ad essa un monastero. Il monastero dopo alterne vicende fu riconquistato da Farfa nel 1080 dall’Abate Bernardo I. Le fonti storiche, però, inspiegabilmente tacciono sul periodo intercorso tra l’insediamento dei Vescovi – Conti e tutto il 1200 quando il Monastero era alle dipendenze del Vescovo locale e non più di Farfa. I documenti riappaiono nel 1299 e indicano Valledacqua come efficiente Pievania, con un clero diocesano ben organizzato; ma perché ricompaia l’Abbazia di S. Benedetto sul Bollario Vescovile occorre attendere il 1331, quando i chierici prebendati assumono l’incarico di assistere le chiese locali. Nel 1476 tornano a S. Benedetto i monaci benedettini e con essi l’abbazia di Farfa. Segue un periodo di grande vitalità e una Bolla papale unitamente al benestare di Farfa, dichiara il Pievano di Valledacqua Preposto benedettino. Nel 1380 la chiesa è ancora sotto il dominio dei Benedettini ma il monastero è privo di monaci ed entrambi si trovano in pessime condizioni strutturali. Inizia il declino del complesso. I monaci tornati, resteranno in loco fino al 1840 poi la chiesa passerà alla diocesi di Ascoli Piceno. Il 19 giugno 2002, festa di S. Romualdo, tutto il complesso è stato consegnato alla comunità monastica femminile camaldolese, dipendente dal Monastero di S. Antonio in Roma.
Comunità Monastica Femminile Camaldolese: Secondo lo stile camaldolese al Monastero si associa la foresteria, luogo destinato ad accogliere quanti desiderano rinnovare la loro vita cristiana nella lettura della parola di Dio, nella preghiera, nel silenzio. Per la nostra Diocesi è un vero dono di Dio. Lo hanno compreso i numerosissimi aderenti all’Associazione “Amici di Valledacqua”. Per tante persone è un punto di riferimento spirituale e di crescita interiore. Rivive una storia monastica sui resti dell’antica abbazia dei monaci benedettini di Farfa, che la costruirono nell’anno 970 d.C. e ai quali si sono succeduti lungo i secoli generazioni di monaci dediti al silenzio, alla preghiera e alla ricerca di Dio. Oggi, con il recupero degli ambienti dell’antico monastero, è iniziata a fiorire la vita monastica, secondo lo spirito originario della Regola di San Benedetto e gli antichi statuti della Congregazione benedettina camaldolese. L’ospitalità nella foresteria costituisce una particolare opportunità per quanti desiderano trascorrere un tempo di silenzio e di comunione con Dio, nella condivisione dell’esperienza di preghiera con la comunità monastica, nella ricerca di un contatto più vero con se stessi in una natura ancora incontaminata.
La Chiesa è di origine farfense, viene riedificata sugli antichi ruderi nel secolo XIII. Le sue origini sono antichissime, risalgono nel 986, anno in cui il Vescovo di Ascoli Adamo, ex abate di Farfa, monaco benedettino consacrato Vescovo nel 982 da Papa Benedetto VII, la fece costruire insieme all’annesso monastero con i beni di Santa Vittoria in Materano di cui continuava ad essere Priore pur essendo Vescovo di Ascoli. Di chiara origine farfense sono gli armoniosi affreschi riscoperti sulle pareti. La facciata molto semplice presenta una torretta a vela che può risalire al secolo XIII. L’intero complesso rimase profondamente danneggiato dal sisma del 1972 e recentemente, grazie all’intervento della Curia Vescovile di Ascoli unitamente al Ministero dei Beni Culturali, il complesso è tornato ai suoi antichi splendori.
Comunità Monastica Femminile Camaldolese: Secondo lo stile camaldolese al Monastero si associa la foresteria, luogo destinato ad accogliere quanti desiderano rinnovare la loro vita cristiana nella lettura della parola di Dio, nella preghiera, nel silenzio. Per la nostra Diocesi è un vero dono di Dio. Lo hanno compreso i numerosissimi aderenti all’Associazione “Amici di Valledacqua”. Per tante persone è un punto di riferimento spirituale e di crescita interiore. Rivive una storia monastica sui resti dell’antica abbazia dei monaci benedettini di Farfa, che la costruirono nell’anno 970 d.C. e ai quali si sono succeduti lungo i secoli generazioni di monaci dediti al silenzio, alla preghiera e alla ricerca di Dio. Oggi, con il recupero degli ambienti dell’antico monastero, è iniziata a fiorire la vita monastica, secondo lo spirito originario della Regola di San Benedetto e gli antichi statuti della Congregazione benedettina camaldolese. L’ospitalità nella foresteria costituisce una particolare opportunità per quanti desiderano trascorrere un tempo di silenzio e di comunione con Dio, nella condivisione dell’esperienza di preghiera con la comunità monastica, nella ricerca di un contatto più vero con se stessi in una natura ancora incontaminata.
La Chiesa è di origine farfense, viene riedificata sugli antichi ruderi nel secolo XIII. Le sue origini sono antichissime, risalgono nel 986, anno in cui il Vescovo di Ascoli Adamo, ex abate di Farfa, monaco benedettino consacrato Vescovo nel 982 da Papa Benedetto VII, la fece costruire insieme all’annesso monastero con i beni di Santa Vittoria in Materano di cui continuava ad essere Priore pur essendo Vescovo di Ascoli. Di chiara origine farfense sono gli armoniosi affreschi riscoperti sulle pareti. La facciata molto semplice presenta una torretta a vela che può risalire al secolo XIII. L’intero complesso rimase profondamente danneggiato dal sisma del 1972 e recentemente, grazie all’intervento della Curia Vescovile di Ascoli unitamente al Ministero dei Beni Culturali, il complesso è tornato ai suoi antichi splendori.
Immerso fra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ed il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga sorge il Monastero di San Benedetto in Valledacqua del 970 d. C. Completamente restaurato nel 2002 ospita una comunità femminile di Monache Camaldolesi. Il luogo è ideale per quanti vogliano trascorrere un periodo di distacco dalla frenesia della vita moderna, adatto per Convegni, congressi, corsi di studio, esercizi spirituali, esperienze di vita monastica, incontri di preghiera, ritiri spirituali, vacanze per clero, disabili, famiglie, gruppi, laici, religiosi, singoli; in struttura religiosa presso collina. Completamente ristrutturato, offre 31 camere ottimamente rifinite ed arredate in legno massello, tutte dotate di tv lcd, phone, telefono e servizi privati per una capienza di oltre 90 persone.
Dopo circa 1000 anni è rinato il Monastero di Valledaqua. Il 19 giugno 2002, festa di S. Romualdo, è stato consegnato alla comunità monastica femminile camaldolese, dipendente dal Monastero di S. Antonio in Roma.
Secondo lo stile camaldolese al Monastero si associa la foresteria, luogo destinato ad accogliere quanti desiderano rinnovare la loro vita cristiana nella lettura della parola di Dio, nella preghiera, nel silenzio.
Ritornano alla mente le espressioni del grande abate di fonte Avellana, S. Pier Damiani (+ 1072) “Oh, eremo! Diletto delle anime sante e dolcezza inestinguibile della vita interiore!…oh, cella! Ammirabile officina d’esercizio spirituale, dove l’anima ricostruisce in sé l’immagine del suo Creatore, e le restituisce la purezza originale!…oh, cella! Casa interamente spirituale!…oh, eremo! Libertà dell’anima!…oh, vita eremitica! Vita benedetta, giardino dell’anima, vita santa, vita angelica!…” (opus. XI, c. 19 Laus vitae eremiticae).
Dopo circa 1000 anni è rinato il Monastero di Valledaqua. Il 19 giugno 2002, festa di S. Romualdo, è stato consegnato alla comunità monastica femminile camaldolese, dipendente dal Monastero di S. Antonio in Roma.
Secondo lo stile camaldolese al Monastero si associa la foresteria, luogo destinato ad accogliere quanti desiderano rinnovare la loro vita cristiana nella lettura della parola di Dio, nella preghiera, nel silenzio.
Ritornano alla mente le espressioni del grande abate di fonte Avellana, S. Pier Damiani (+ 1072) “Oh, eremo! Diletto delle anime sante e dolcezza inestinguibile della vita interiore!…oh, cella! Ammirabile officina d’esercizio spirituale, dove l’anima ricostruisce in sé l’immagine del suo Creatore, e le restituisce la purezza originale!…oh, cella! Casa interamente spirituale!…oh, eremo! Libertà dell’anima!…oh, vita eremitica! Vita benedetta, giardino dell’anima, vita santa, vita angelica!…” (opus. XI, c. 19 Laus vitae eremiticae).
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